La pesca a mosca in provincia di viterbo

Il finale

Prelevato da documenti che risalgono agli anni ‘90 o giù di lì, questo articolo tratta di un argomento estremamente interessante ma spesso ignorato o sottovalutato. Il Finale è in effetti forse la parte più importante della nostra attrezzatura senza il quale non potremmo proiettare convenientemente le nostre mosche.

I finali possono essere a nodi (“knotted leader” per gli Inglesi – con spezzoni di diametro decrescente – dal più grosso al più sottile) oppure conici (“tapered” – sempre decrescenti ma senza alcun nodo: in pratica un monofilo conico).

Mentre il primo possiamo autocostruirlo, quello conico è pronto all’uso e deve essere obbligatoriamente acquistato in negozio. Ciascuno hai i suoi pregi ed i suoi difetti, che analizzeremo in un’altra occasione.

Oggi la struttura dei finali è molto diversa rispetto a tanti anni orsono e meglio si adatta alla pesca a mosca attuale ed alle nuove attrezzature.

Quelli conici sono un po’ “blindati”, nel senso che si utilizzano così come si acquistano: basta collegarli alla coda di topo e mettersi in pesca.

Al contrario, quelli a nodi (anch’essi disponibili già pronti in misure standard) si possono autocostruire modificandone la lunghezza ed il diametro di ciascun spezzone per ottenere i migliori risultati a seconda degli ambienti e della tecnica di pesca preferita.

In genere, quelli per la pesca a ninfa sono più corti rispetto a quelli per la mosca secca ma ciascuno ha le sue preferenze.

Quelli che presentiamo su questa pagina – sebbene molto validi per essere stati testati da decenni ed ancora in uso – possono sembrare obsoleti ma in realtà sono ancora attuali.

La ricerca e la sperimentazione, infatti, hanno portato a nuove concezioni al punto che i finali, oggi, si presentano in formule decisamente diverse.

Prima di tutto, notiamo che lo spessore del terminale è piuttosto generoso mentre oggi si tende a scendere a diametri molto ridotti. Anche la lunghezza è aumentata, arrivando a misure un tempo impensabili.

Nel caso della sommersa, il finale era più lungo mentre oggi si tende a ridurlo, e non di poco. Il motivo di questa lunghezza più accentuata va ricercato soprattutto nel fatto che vi si potevano applicare più mosche, realizzando così il cosiddetto “trenino di mosche” (un noto pescatore francese del passato arrivava a montarne anche dieci).

Oggi è raro (anche per via di regolamentazioni più stringenti) vedere utilizzare più di tre mosche sommerse ma un tempo era la regola: a secca una sola mosca, a sommersa almeno tre. Ovviamente riuscire a lanciare con un finale di 3-5 mosche era difficoltoso e causa di parrucche impossibili da districare…

Ai neofiti consigliamo sempre di imparare a costruirseli da soli partendo da quelli presentati su questa pagina per poi modificarli mano a mano che acquisisce maggior esperienza.

Come sempre, vi invitiamo ad interagire con il club sottoponendoci domande o chiedendo chiarimenti: siamo a vostra completa disposizione.

Nota: Le “formule” dei finali sono molto personali e soprattutto personalizzabili sulla base della propria esperienza e difficilmente si trovano due pescatori a mosca che le condividono. In linea di massima, lo spezzone finale, ossia quello al quale si collega la mosca, è ben più lungo di tutti gli altri. Ma non è detto: c’è chi preferisce un approccio diverso. Unica regola: sperimentate!!!

 

 

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